Marzo 1, 2022

Con il proseguire della guerra in Ucraina, gli investitori stanno cercando di capire la loro esposizione sui titoli russi, per capire quanto stanno rischiando e l’effettivo blocco dei loro soldi.

Per la maggior parte, i fondi con un’esposizione sulle azioni russe si sono limitati a quelli sugli emerging markets, su quelli sulle risorse naturali e su quelli energetici. L’esposizione media era relativamente bassa prima che la Russia iniziasse la sua invasione sul paese ucraino. Meno del 5% per i mercati emergenti, e circa l’1% per i settoriali.

Ma alcuni strumenti avevano un’esposizione molto più alta.

I gestori con esposizioni maggiori stanno incontrando parecchie difficoltà ad oggi. Il mercato Russo non ha aperto Lunedì, e le società russe sono state sospese dalle contrattazioni sul mercato americano. In più, MSCI, la società che sviluppa gli indici benchmark seguiti da molti gestori dei mercati emergenti, ha considerato l’idea di eliminare la Russia dai suoi indici.

Di seguito vediamo una lista dei fondi che hanno una esposizione rilevante in ordine decrescente nei titoli azionari russi. Nonostante l’alta esposizione, vediamo comunque che molti di questi strumenti hanno diminuito l’esposizione nel tempo, ancora prima l’invasione russa ai danni dell’Ucraina.

Troviamo un GQG Partners Emerging Market Equity Fund con una esposizione del 16.50% circa sulla Russia, un GMO Emerging Markets Fund con una esposizione del 13.27%, un Janus Henderson Emerging Market Managed Volatility Fund con un 12.3%, e un Invesco Emerging Market All Cap Fund con un 11.6% di esposizione.

Alcuni di questi fondi sono valutati come Silver da morningstar, che da una valutazione di qualità.
Al primo febbraio, Sberbank, la banca russa, Lukoil, il gigante petrolifero e la società di energia NOVATEK erano tra le prime 10 holdings nell’Harding Loevner Institutional Emerging Market Fund, un altro Silved rated fund di Morningstar. Una esposizione dell’8.7% sulla Russia, rispetto a un 5.2% della categoria emerging market di Morningstar e un 3.5% dell’MSCI Emerging Marlet Index (il benchmark).

Attenzione anche ai fondi passivi. L’iShares Emerging Markets Dividend ha una esposizione dell’oltre 11%, mentre lo Schwab Fundamental Emerging Market Large Company Index Fund, un ETF che replica l’indice Russell RAFI Emerging Market large Company Index, ovvero un indice focalizzato sulle large cap emergenti, ha una esposizione dell’11.20%.

Una delle maggior esposizioni è Gazprom, il gigante petrolifero che ha visto perdere un terzo delle sue valutazioni in pochi giorni.
I vari ETF come il WisdomTree Emerging Market High Dividend Fund, che includono posizioni comproprietarie di Stato, sono molto più esposti ai rischi politici.

Attenzione poi agli strumenti esposti alle materie prime e alle risorse energetiche, che sono quasi sempre parzialmente di proprietà dei rispettivi governi. Questi fondi hanno quindi un addizionale rischio politico, dato che la società potrebbe non avere come primo interesse quello degli azionisti, ma quello del governo.
Un esempio è quello del 2012, dove il governo russo ha richiesto alle società comproprietarie statali di pagare il 25% dei propri utili sotto forma di dividendi. A causa di questa mossa, la posizione della Russia in questi strumenti è aumentata dal 3% a circa il 20% a metà 2013, portando la posizione media nei portafogli della Russia al 15% in più rispetto al MSCi Emerging Market Index.

Tra i settoriali troviamo quindi GMO Resources Fund, con un 10.66% di esposizione alla Russia, Global X Silver miners ETF, con un 6.93% di esposizione, Invesco Dnamic Oli & Gas Services ETF, con un 6.74%, e il KraneShares MSCI One Belt one Roas index ETF con un oltre 6%.

Hai strumenti esposti alla Russia?

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Poggi Leonardo

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