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Maggio 23, 2019

Quando si parla di fondi pensione, bisogna innanzitutto capire perché questi strumenti sono così importanti. In Italia esiste un’emergenza che riguarda più di una generazione. Tutti ne parlano, ma in pochi scelgono di prendere azioni concrete: si parla della pensione. Che la pensione sia un problema crescente è ormai un fatto accettato da tutti: coloro che andranno in pensione nei prossimi anni sono stati messi di fronte alla realtà di un’età pensionabile in costante aumento e di un gap salariale (la differenza tra il proprio salario mensile e il proprio stipendio pensionistico) sempre più importante.

I più giovani, invece, hanno completamente perso la fiducia nella continuità della legislazione e stanno ormai cominciando a interiorizzare l’idea che da qui ai prossimi 30/40 anni la pensione pubblica non sarà affatto garantita.
Per questo motivo prevedere strumenti di pensione privata, diventerà una necessità sempre più importante. Tuttavia in pochi prendono realmente l’iniziativa. A fronte di un 44% della popolazione italiana che esprime preoccupazione, solo il 35% si sta preparando con azioni concrete. Interrogati su come intendano finanziare il proprio pensionamento, gli italiani rispondono con un mix di strategie. Tra le principali: il 33% utilizzerà la prima casa come fonte di reddito, il 19% intende rircorrere alla pensione privata per esempio attraverso un fondo pensione integrativo, il 18% sta risparmiando regolarmente e, il 17% lavorerà oltre l’età pensionabile.

Il terzo pilastro pensionistico: i fondi pensione integrativi e le altre forme previdenziali

Per capire meglio la funzione dei fondi pensione, è utile capire il loro ruolo all’interno del sistema di previdenza. Il sistema previdenziale è costituito da tre pilastri:

  • il primo pilastro è il sistema previdenziale pubblico
  • il secondo pilastro è la previdenza complementare (fondi pensione chiusi)
  • il terzo pilastro è la pensione integrativa (Piani Individuali Pensionistici, Fondi pensione aperti o altri strumenti finanziari).

Il primo pilastro ha carattere obbligatorio e consiste in sostanza nella pensione alla quale tutti i lavoratori contribuiscono attraverso i contributi. Contribuire a questa pensione è obbligatorio per tutti i lavoratori in maniera proporzionale a quanto guadagnato.

Il secondo pilastro è quello dei fondi pensione cosiddetti chiusi o negoziali. Questi fondi sono dedicati ai lavoratori appartenenti a una certa categoria o a una determinata azienda. La partecipazione a questi fondi non è dunque aperta a tutti, ma condizionata a determinate caratteristiche (alcuni esempi di fondi negoziali sono il fondo pensione FOPEN per i lavoratori del gruppo Enel, i fondo COMETA per i metalmeccanici etc).

Il terzo pilastro rappresenta infine la previdenza individuale, ossia quella cui in genere ricorre chi non può o non vuole optare per un fondo pensione chiuso. Appartengono a questa categoria determinanti strumenti finanziari, o forme di risparmio, intorno al quale lo Stato ha stabilito determinati vantaggi per via legislativa: stiamo parlando appunto dei fondi pensione, o dei Piani Individuali Pensionistici (Pip).

A fine 2017 i numeri indicano che gli iscritti a forme pensionistiche complementari sono 8,341 milioni (+7,0% sull 2016). I fondi chiusi hanno 2,800 milioni di sottoscrittori (in crescita dell’8% rispetto rispetto all’anno precedente). I fondi pensione aperti hanno circa 1,300 milioni di iscritti (+9% sul 2016). Infine i Piani Individuali Pensionistici sono scelti da circa 3 milioni di lavoratori.

Stiamo parlando di un patrimonio gestito che ammonta a circa 160,7 miliardi di euro, di cui 49,5 miliardi di euro sui Fondi negoziali, 19,1 miliardi di euro detenuti dai Fondi aperti e 27,6 miliardi investiti attraverso PIP. Il patrimonio degli strumenti di previdenza integrativa e complementare è dunque in crescita e si tratta di una notizia estremamente positiva, perché indica che sempre più italiani stanno studiando forme di previdenza alternative per la propria pensione.

Così come è positivo il trend che vede decrescere il numero di strumenti sul mercato. Gli ultimi dati del 2016 parlano di circa 450 strumenti pensionistici (contro i circa 700 dell’anno 2000). Un panorama meno variegato è sintomo da una parte di un’offerta per l’investitore più solida e strutturata e dall’altra di un contesto in cui diventa più semplice orientarsi e scegliere il fondo pensione integrativo giusto.

Cos’è e a cosa serve un fondo pensione?

Chiarita la posizione dei fondi pensione aperti nel contesto del welfare italiano è utile andare più a fondo per capire esattamente come funziona questo tipo di strumento e quali sono i vantaggi e gli svantaggi di investire in esso.

La pensione non è nient’altro che il frutto della contribuzione che il lavoratore versa, anche attraverso il proprio datore di lavoro, al proprio ente previdenziale di scelta (sia esso lo stato o un fondo pensione privato).

I contributi di primo pilastro si integrano a quelli integrativi e a eventuali contributi privati. La scelta di contribuire attraverso un fondo pensione integrativo è dunque una scelta del singolo lavoratore, che costruisce la propria stabilità attraverso una serie di decisioni di risparmio. La pensione “si costruisce” con delle scelte specifiche.

Il fondo pensione è quindi uno di quegli strumenti (a pari del Pip) che servono per costruire la propria pensione privata. Si tratta di un fondo d’investimento con delle caratteristiche particolari, le cui specifiche sono stabilite dalla legge.

A differenza del Pip l’adesione può essere non solo individuale, ma anche effettuata a livello di azienda, qualora il tuo datore di lavoro raggiungesse un accordo.

Come un normale fondo di investimento il fondo pensione è dunque uno strumento di investimento collettivo: gli investitori affidano i propri risparmi ai gestori del fondo i quali si occupano di investirli in loro vece sui mercati finanziari. A differenza dei classici fondi aperti, tuttavia, l’adesione a un fondo pensione presenta dei vantaggi (soprattutto da un punto di vista fiscali) e alcuni punti di frizione.

Fondi pensioni aperti agevolazioni fiscali

Il fondo pensione garantisce un beneficio fiscale a tre livelli.

  • Uno dei vantaggi principali dei fondi pensione aperti è la possibilità di ricevere vantaggi fiscali dai propri investimenti. Quanto l’investitore decide di investire nel fondo, infatti, viene dedotto dal reddito imponibile fino a un limite di 5.164,57 euro. La deducibilità è valida anche per contributi versati in favore di familiari a carico. Tale importo, ovviamente, riguarda solo le quote inserite su base volontaria e non include l’eventuale contributo del datore di lavoro o il Tfr.
  • Le plusvalenze del fondo pensione sono soggetti all’imposta del 20%, più favorevole rispetto al 26% che si applica alla maggior parte degli investimenti.
  • Quando il fondo, infine, eroga la prestazione pensionistica, il pagamento non è soggetto alla normale tassa sui redditi. L’erogazione è assoggettata a un’imposta del 15% (per i contributi erogati oltre il 2007). Ma prima si inizia a investire, più l’aliquota si riduce: dopo 15 anni di partecipazione al fondo l’aliquota sull’erogazione si riduce dello 0,30% per ogni anno di partecipazione, fino al massimo di 35 anni in cui la partecipazione scende al 9%.

Come vengono erogate le prestazioni

Per godere della rendita pensionistica accumulata nel fondo pensione, bisogna aspettare ovviamente il raggiungimento dell’età pensionabile. Una volta che si e raggiunta l’età pensionabile, diventa possibile scegliere selezionare il metodo di erogazione che più si preferisce.

  • rendita al 100%: in questo caso la pensione viene erogata completamente alla rendita dell’individuo. Esistono poi dei modi per tutelarsi rispetto all’eventualità di decesso prematuro.
  • il lavoratore può scegliere di ricevere fino al 50% di quanto accumulato in capitale al momento del raggiungimento dell’età pensionabile mentre la parte restante andrà a sostituire la rendita.
  • il lavoratore può convertire il 100% del fondo in capitale quando il 70% del montante garantirebbe una rendita inferiore alla metà dell’assegno sociale INPS.

La rendita viene calcolata secondo dei coefficienti di conversione che vengono aggiornati continuamente basandosi su parametri come l’andamento demografico della popolazione, l’aspettativa di vita, l’età e il sesso del lavoratore.

Come posso riscattare un fondo pensione integrative?

  • Anticipazione

Esistono tuttavia alcuni casi in cui è possibile riscattare o anticipare l’erogazione del fondo pensione. Possibile, per esempio, richiedere un “anticipo” sulle somme maturate. L’anticipazione, a differenza del riscatto, permette di investire nuovamente quanto percepito, può essere richiesta tutte le volte che si vuole indipendentemente dalla causale. Può essere richiesta in casi particolari e anche più di una volta, a patto che il totale degli anticipi non reintegrati non superi il 75% dell’ammontare totale dell’investimento:

  • Spese sanitarie per situazioni gravi riguardanti sé, il coniuge o i figli. In questo caso è sempre possibile richiedere fino al 75% del capitale.
  • Acquisto o ristrutturazione prima casa propria o dei figli. Si può richiedere fino al 75% del maturato fino a 8 anni.
  • In ogni caso dopo 8 anni è possibile richiedere fino al 30% del capitale maturato senza fornire alcuna particolare giustificazione.

Come sono tassate le somme pagate a titolo di anticipazioni?

Se la richiesta di anticipazione riguarda spese sanitarie per terapie e interventi straordinari, come per il riscatto la rendita derivata dai contributi versati, a decorrere dal 1° gennaio 2007, è prevista una ritenuta a titolo d’imposta del 15%; tale percentuale si riduce a seconda dell’anzianità di partecipazione al sistema della previdenziale. Se questa è superiore a quindici anni, l’aliquota diminuisce dello 0,30% per ogni anno di successiva partecipazione, fino al limite massimo di riduzione pari a 6 punti percentuali. Con 35 anni di partecipazione l’aliquota scende quindi al 9%.

  • Riscatto

Oltre alle Anticipazioni si può chiedere un “riscatto” di quanto investito nel fondo previdenziale. Il riscatto consiste nella richiesta di rimborso, totale o parziale, del capitale maturato fino a quel momento e può essere richiesto:
Nei casi di disoccupazione o in caso di mobilità o cassa integrazione, per un periodo di tempo non inferiore a 12 mesi e non superiore a 48 mesi, è possibile chiedere il riscatto del 50% del montante maturato. Per inoccupazione superiore a 48 mesi è possibile chiedere il riscatto totale.

  • In caso di invalidità permanente che riduce la capacità lavorativa a meno di un terzo è possibile chiedere il riscatto totale.
  • In caso di morte del lavoratore prima che abbia maturato il diritto alla pensione, gli Eredi o i Beneficiari possono chiedere il riscatto totale.
  • Nei casi previsti dallo statuto e dal regolamento della forma pensionistica, quando il Lavoratore perde i requisiti previsti per partecipare, è possibile chiedere il riscatto totale.

Come è tassato il riscatto?

Sulla rendita derivata dai contributi versati, a decorrere dal 1° gennaio 2007, è prevista una ritenuta a titolo d’imposta del 15%; tale percentuale si riduce a seconda dell’anzianità di partecipazione al sistema della previdenziale; se questa è superiore a quindici anni, l’aliquota diminuisce dello 0,30% per ogni anno di successiva partecipazione, fino al limite massimo di riduzione pari a 6 punti percentuali. Con 35 anni di partecipazione l’aliquota scende quindi al 9%. Per le anticipazioni richieste per acquisto o ristrutturazione della prima casa di abitazione per sé e per i figli o per motivi diversi, l’aliquota è pari al 23%.

Come Cambiare

  • Come cambiare fondo pensione

È possibile trasferire la pensione individuale

Come è tassato il trasferimento della posizione individuale?

Il trasferimento della posizione individuale verso un’altra forma pensionistica non è soggetto a nessuna tassazione.

Articolo originale

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Poggi Leonardo

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