Guida alla pensione integrativa: i primi passi prima di optare per la previdenza complementare.
In un epoca in cui i contributi versati dai più giovani servono a pagare gli assegni di chi è già in pensione, è il caso di ragionare su come funziona la pensione integrativa e capire se può fare al caso tuo.
Hai ancora in mente di rimandare l’appuntamento con la pensione integrativa? Basta dare uno sguardo al “Pensionometro” del Sole 24Ore per scoprire tra quanti anni potrai andare in pensione e iniziare a valutare l’ipotesi di una pensione privata o un investimento di lungo termine.
Ecco, dopo aver scoperto che nella migliore delle ipotesi andrai in pensione intorno ai 70 anni e aver compreso perché farsi un fondo pensione integrativo sia così importante, vediamo insieme come funziona la previdenza complementare e quali sono le valutazioni da fare prima di aderire.
Cosa vuol dire pensione integrativa?
Per aiutarti a capire come funziona la pensione complementare partiamo dal struttura previdenziale del nostro Paese. Il nostro sistema previdenziale è costituito dai seguenti tre pilastri:
- il primo pilastro è il sistema previdenziale pubblico obbligatorio
- il secondo pilastro è la previdenza complementare (fondi pensione chiusi)
- il terzo pilastro è la pensione privata o integrativa (Piani Individuali Pensionistici, Fondi pensione aperti o altri strumenti finanziari).
Il primo pilastro ha carattere obbligatorio e consiste in sostanza nella pensione alla quale tutti i lavoratori contribuiscono.
Il secondo pilastro è quello dei fondi pensione chiusi, ossia quelli anche detti negoziali (di categoria o aziendali, come ad esempio il fondo pensione FOPEN per i lavoratori del gruppo Enel, i fondo COMETA per i metalmeccanici etc).
Il terzo pilastro rappresenta infine la previdenza individuale, ossia quella cui in genere ricorre chi non può o non vuole optare per un fondo pensione chiuso.
Sul primo pilastro, non possiamo agire, ma possiamo farlo in parte sul secondo e il terzo. Per iniziare si deve fare attenzione alle differenze tra fondi aperti e fondi chiusi.
I fondi pensione chiusi
I fondi pensione chiusi sono un numero limitato di associazioni che sono di solito stabilite dai contratti collettivi di lavoro o istituiti dagli enti locali. La possibilità di accedervi è riservata solo a un numero limitato di persone come i lavoratori di una certa categoria o i residenti in in un certo territorio. Il limite di questi fondi è di solito la poca flessibilità.
I fondi pensione aperti
I fondi pensione aperti sono degli strumenti dedicati a tutti i lavoratori dipendenti o autonomi. Essi offrono qualche garanzia in più rispetto ai fondi pensione chiusi nel senso che si ha la possibilità di stabilire l’ammontare della quota che andrà destinata periodicamente al fondo. I lavoratori dipendenti possono decidere di destinare al fondo il proprio Tfr, i propri contributi previdenziali o quelli a carico del datore di lavoro, mentre i lavoratori autonomi possono decidere liberamente quanto destinare alla pensione integrativa.
Piano individuale pensionistico
Il piano individuale pensionistico è un particolare tipo di fondo pensione sotto forma di assicurazione sulla vita. Il contratto per il Pip è standard, ciò che principalmente va a cambiare da un provider all’altro sono i costi, oltre che, con un impotenza minore, la strategia di investimento.
Tutti i tipi fondi pensione investono quanto versato in altri strumenti finanziari (fondi comuni o Etf). Le strategie di investimento possono essere molto varie ma di solito sono estremamente prudenti e improntate al lungo termine. Al raggiungimento dell’età pensione, quanto maturato dal fondo verrà erogato sotto forma di una rendita che andrà a integrare la pensione. Esiste anche la possibilità di ritirare immediatamente il 50%. Infine se la rendita derivante dal capitale maturato è inferiore al 50% della pensione sociale esiste la possibilità di ritirare tutto il maturato al momento della pensione. I versamenti per PIP e i Fondi pensione sono deducibili ai fini Irpef fino a un importo massimo annuo di € 5.164,57.
Pensione integrativa: come funziona e cosa devi sapere prima di scegliere.
Ora che conosci gli strumenti principali della pensione complementare possiamo rispondere alle domande più comuni tra i risparmiatori.
Che rendite si posso ottenere con le pensioni integrative?
Tra le prime domande da porsi vi è quella inerente la rendita ottenibile da una pensione integrativa. Il calcolo della rendita ottenibile con una pensione integrativa varia se si sceglie un fondo pensione aperto, piuttosto che un fondo pensione chiuso o un Pip. Secondo quanti riportato dal Sole24Ore sui dati del COVIP (commissione di vigilanza sui fondi pensione) nei primi sei mesi del 2016 i rendimenti medi aggregati dei fondi negoziali, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, sono stati dell’1% a fronte di una rivalutazione netta del Tfr dello 0,6%. I rendimenti aggregati dei fondi aperti e dei Piani Individuali Pensionistici (PIP) sono rimasti in territorio negativo, rispettivamente -0,4% per i fondi aperti e -2,1 % per i PIP.
Quanto posso destinare del mio stipendio alla pensione integrativa?
Fatta eccezione per i fondi chiusi (o di categoria) la cui contribuzione non può essere modificata, per i fondi pensione aperti e per i PIP ognuno può scegliere di versare quanto vuole. Ma attenzione! Per i fondi pensione (chiusi e aperti) non sempre si possono interrompere i versamenti, o variare l’ammontare del versamento. Meglio accertarsene prima della sottoscrizione. Con i PIP e i Piani di Accumulo i versamenti possono variare: si può scegliere se ridurre, incrementare o sospendere per un dato periodo la quota versata. Posso rientrare in possesso dei miei soldi in qualsiasi momento?
Come funziona la pensione integrativa se ho bisogno urgente dei miei soldi?
Domanda legittima. Se da un lato i versamenti verso un fondo pensione integrativo servono a costruire una rendita per il futuro, dall’altro è pur vero che gli imprevisti possono capitare e che tutelarsi è meglio. Di norma la liquidazione del fondo pensione e dei PIP è prevista una volta raggiunti i requisiti per la pensione obbligatoria, e a condizione che si possano far valere almeno 5 anni di partecipazione alla previdenza complementare. Insomma, per avere la pensione integrativa o si aspetta di aver maturato i requisiti per la pensione obbligatoria o ci si scontra con la scarsa flessibilità dei fondi e dei PIP e si pazienta. Per fondi pensione e PIP, infatti, non è possibile richiedere il riscatto o l’anticipazione dei soldi versati, fatta eccezione per determinati casi (come gravi malattie, acquisto prima casa, disoccupazione oltre 12 mesi etc.) per i quali è può essere previsto un rimborso parziale o totale.
Posso dedurre ai fini Irpef i versamenti fatti per la previdenza integrativa?
Dal punto di vista fiscale la pensione integrativa funziona piuttosto bene: per i PIP e i Fondi pensione è prevista la deducibilità ai fini Irpef dei versamenti effettuati fino a un importo massimo annuo di € 5.164,57. È importante ricordare che: tale importo massimo può essere deducibile per redditi di qualsiasi tipo (dipendente, lavoratore autonomo, reddito di impresa, etc); qualora si scelga di versare il TFR, questo non rientra nel limite massimo di deducibilità; è possibile dedurre anche i versamenti effettuati a favore di un familiare fiscalmente a carico.
Quando fare una pensione integrativa?
Ovviamente prima si inizia, più vantaggi si avranno. Ma non è mai troppo tardi per integrare la propria pensione.