Bilanciare il portafoglio vuol dire analizzare (almeno una volta l’anno) la sua composizione (in termini percentuali) sulla base dei valori di mercato. Questi devono essere confrontati con quelli iniziali d’investimento.
Il perché di questa pratica è molto semplice da spiegare. Succede che i prezzi delle attività finanziarie cambiano; cambia anche il peso dei titoli cresciuti di valore che sicuramente sarà aumentato. Potrebbe però succedere anche il contrario, ovvero che alcuni titoli perdano di valore e quindi il peso di questi (all’interno del portafoglio) diminuirà.
Il concetto di bilanciare il portafoglio, poggia su un elemento molto importante: ritornare alla media. Questo vuol dire scegliere un rendimento medio positivo di lungo periodo per ogni classe di strumento finanziario dal quale ci si discosta momentaneamente e temporaneamente, sia verso l’alto, sia verso il basso.
Nel caso in cui il prezzo di una classe di attivo (che potrebbero essere ad esempio le azioni o anche le obbligazioni) è sceso in un dato periodo di tempo, negli anni successivi potrebbe far registrare una risalita. E’ chiaro che è possibile anche che si verifica il contrario.
Cosa succede invece quando i prezzi corrono troppo?
Succede che le quotazioni tenderanno a sgonfiarsi. In pratica il titolo torna a crescere con un ritmo più lento.
In sostanza, bilanciare il portafoglio, sta ad identificare un’operazione di eliminazione (diminuzione) del titolo salito troppo e aumentare il capitale su dei titoli che sono cresciti poco in un determinato periodo e possono nel breve periodo tornare a salire.