Nell’ultimo periodo, sulla scia delle sempre più forti tensioni geopolitiche tra Stati Uniti, Cina e Russia, si è spesso sentito parlare di come l’occidente voglia ridurre la propria dipendenza in termini di minerali e metalli strategici essenziali per lo sviluppo tecnologico. Tra di essi spiccano in particolare le terre rare, talvolta poco note ma estremamente importanti per il futuro stesso delle nazioni.
Cosa sono le terre rare?
Le terre rare ed altri metalli strategici hanno avuto un ruolo di nicchia ma fondamentale nella vita quotidiana di tutti noi; dallo sviluppo di batterie ricaricabili negli anni 70 fino al debutto del primo iPhone nel 2008, sono stati contributori chiave per molti avanzamenti tecnologici. Si tratta di 17 elementi metallici situati al centro della tavola periodica. Le terre rare sono utilizzate ad esempio per:
Scoperte per la prima volta in Svezia nel 1788, esse si trovano in tutto il mondo ma la loro “rarità” deriva dall’essere estremamente difficili da estrarre: non sono presenti solitamente in alte concentrazioni e sono spesso mescolate con altri elementi talvolta radioattivi. Inoltre, estrarle e lavorarle comporta spesso un notevole dispendio energetico.
Chi produce le terre rare?
É dunque facile comprendere come gli Stati Uniti e non solo stiano spingendo per raggiungere una maggiore autonomia nell’estrazione e lavorazione di tali metalli strategici. A livello storico è possibile notare come la quota di mercato della Cina sia estremamente cresciuta negli anni fino a diventare quasi un monopolio nel 2011; ciò ha avuto come conseguenza l’imposizione da parte del Partito Comunista Cinese di frequenti ban sulle esportazioni e limitazioni sulle quantità, cosa che ha causato numerose turbolenze nelle relazioni diplomatiche tra paesi. Il grafico sottostante mostra come l’apice si sia toccato circa una decina di anni fa quando quasi l’intera produzione mondiale di Terre Rare era nelle mani di un solo paese. Successivamente la situazione è migliorata con specialmente Stati Uniti e Australia che hanno iniziato ad innalzare la loro quota di produzione annuale, sfruttando la ricchezza dei loro vastissimi territori. Tuttavia, come è possibile osservare dal secondo grafico, la disparità resta enorme, con la Cina che continua ad essere il leader in questo mercato dall’elevata rilevanza strategica.
Anche considerando le riserve di questi elementi metallici la situazione rimane fortemente sbilanciata; la Cina nel 2021 possedeva ben il 36.67% delle riserve mondiali!
Terre Rare e transizione ecologica
La rilevanza strategica delle Terre rare è evidenziata anche dal tema transizione ecologica che richiede un totale cambiamento nelle fonti di energia utilizzate per alimentare la società. Tale tema è tornato in voga specialmente alla luce del conflitto in Ucraina. Le terre rare sono in particolare rilevanti per veicoli elettrici e turbine, parte integrante della decarbonizzazione che sta avendo luogo a livello mondiale. Come è possibile osservare dall’immagine seguente le Terre Rare (casella rossa in alto a sinistra) sono caratterizzate dal maggior rischio di approvigionamento tra tutti i metalli strategici e sono vitali, come detto, soprattutto per energie rinnovabili come quella eolica e la mobilità di veicoli elettrici.
Seguendo infatti il flusso di colore rosso da sinistra verso destra si nota come finisca in misura prevalente nei settori “rinnovabili” e “mobilità elettrica” e solo in misura minore “difesa ed aereospazio”. Per un paese pertanto, garantirsi un accesso sicuro e continuo a tali materiali è rilevante per la ben riuscita della transizione green, accelerata dal recente conflitto in Europa e tutte le sue implicazioni. Tale tema offre dunque un’opportunità di investimento all’insegna della sostenibilità e della visione di lungo termine.
Come poter investire in questa categoria di metalli dalla domanda e rilevanza strategica in rapida crescita?
VanEck, asset manager internazionale con circa 70 miliardi in gestione1, offre un ETF per ottenere esposizione a questo tema. L’ETF di VanEck investe infatti nelle principali società estrattrici di queste materie indispensabili per lo sviluppo ecomico delle nazioni e per la transizione ecologica in corso. Al contrario di quanto avviene normalmente con altre materie prime, non risulta essere possibile negoziare le terre rare. Ecco dunque come questo ETF, vincitore del premio ETF più innovativo dell’anno all’ETF Award di Mondoinvestor 2022, rappresenta un’interessante modalità per ottenere un’espozione diversificata.
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