Aprile 6, 2022

La recente instabilità geopolitica causata dall’invasione russa dell’Ucraina ha riacceso nuovamente i riflettori sull’oro, largamente ritenuto il bene rifugio per eccellenza. La paura infatti di un nuovo conflitto ai confini orientali dell’Europa ha spinto a rialzo questo bene rifugio che è arrivato nella giornata dell’8 marzo a superare i 2000$ l’oncia, andando a chiudere la sessione con un valore di 2052$ , il più alto dall’agosto 2020, quando anche in quell’occasione aveva superato la soglia chiave dei 2000$.

Allora i principali timori degli investitori risiedevano nell’appena scoppiata pandemia la quale aveva generato nei mercati un’ondata di incertezza e preoccupazioni senza precedenti. Allo stesso modo è interessante notare come sulla scia della crisi finanziaria internazionale nel 2008 e la crisi del debito sovrano in Europa nel 2010 quest’ asset abbia vissuto un altro ciclo positivo andando a toccare i 1900$ per oncia . Successivamente ha attraversato una fase di declino e relativa stabilità prima di innalzarsi nuovamente nel 2019. È dunque comprovato come a livello storico, anche solo soffermandosi sugli ultimi 10 anni, l’oro abbia brillato nei momenti di incertezza ed instabilità globale grazie al suo appeal come riserva di valore ed asset in grado di conservare potere di acquisto anche in epoche storiche particolari.

Anche andando oltre gli ultimi 10 anni ed osservando le principali 5 crisi nei mercati azionari dal 1970, ciò che colpisce è la netta sovraperformance dell’oro rispetto al mercato azionario generale, rappresentato da un indice molto vasto come l’MSCI World. Notevole ad esempio il dato relativo alla crisi finanziaria del 2008 quando l’oro, di fronte ad una performance del mercato azionario inferiore al -50%, abbia fatto registrare un +18% . L’ultima crisi dal punto di vista temporale si riferisce invece allo scoppio della pandemia da Covid-19 durante la quale, come visto nel precedente grafico, l’oro ha incrementato notevolmente il proprio valore, nonostante ció non possa essere garantito per il futuro.
La minaccia di un conflitto da parte della Russia, poi trasformatasi in triste realtà, ha contribuito a generare nuovamente gravi timori e a far tornare in voga l’oro come asset class a cui affidarsi in momenti di incertezza. Il seguente grafico mostra la performance dell’oro e dell’indice S&P 500 a confronto nell’ultimo anno; quel che emerge è come il principale indice americano abbia sovraperformato l’oro per gran parte dell’anno e solo recentemente, proprio in corrispondenza dell’acuirsi delle tensioni geopolitiche nonchè della spirale inflazionaria, la tendenza si sia invertita. Nel toccare i 2000$ per oncia l’oro ha registrato una performance annuale di circa il 15% ; non male per un’ asset che fa della stabilità e della prevedibilità i suoi punti di forza.

Tuttavia è importante sottolineare come siano presenti altri elementi sui mercati che hanno contribuito ad un rinnovato interesse nell’oro. In primis lo spettro dell’inflazione e degli aumenti di interesse della Fed americana; è sempre più diffusa la concezione che l’inflazione non sia temporanea bensì sia destinata a persistere per i prossimi tempi su valori che molti di noi non hanno mai vissuto nelle proprie vite. A contrastarla la Fed americana con i suoi 6 aumenti di tassi d’interesse in programma, oltre all’appena stabilito aumento di 25 punti base. Tali aumenti hanno numerosi effetti sull’economia tra i quali quello di ridurre il valore dei cash flow futuri attesi delle aziende, con un conseguente ridimensionamento delle valutazioni molto elevate che abbiamo osservato in borsa negli ultimi due anni; questo ha contribuito a generare una consistente rotazione da titoli speculativi verso azioni value ed altre asset class percepite come più sicure, tra le quali appunto l’oro. Le cosidette “real assets” infatti sono da sempre considerate come un’adeguata protezione dall’inflazione. Ciò si sta riflettendo in particolare nei prezzi delle commodities in forte salita negli ultimi mesi, non soltanto a causa di timori legati alla guerra tra due paesi tra i primi produttori al mondo di molti minerali e materie prime di vario genere, ma anche proprio a causa dell’inflazione; le commodities sono infatti una delle migliori asset class da possedere in portafoglio per combattere l’inflazione. Si è dunque venuto a creare un mix di fattori favorevoli per l’oro e non solo, rappresentato sia da un’instabile situazione geopolitica che da una preoccupante inflazione.


Può tuttavia l’oro essere ritenuto come un’asset class con una specifica funzionalità di protezione dall’inflazione?

Il grafico sottostante mostra il confronto tra l’S&P GSCI Index e l’oro, in termini di ritorni nell’ultimo anno. L’indice racchiude al suo interno 24 commodities al momento, raggruppate nelle seguenti categorie; energia, metalli industriali, prodotti agricoli e metalli preziosi. Esso è considerato come detto uno dei migliori modi per proteggersi dall’inflazione, molto più dell’oro come è possible osservare dai ritorni nell’ultimo anno.

Cosa ci fa capire questo grafico in linea generale relativamente al tema dell’articolo, ovvero l’oro? Come visto in precedenza l’oro ha la fama, dimostrata dai numeri nella pratica, di brillare nei momenti di incertezza e di instabilità. È anche moderatamente ritenuto una protezione dall’inflazione, con l’aggettivo “moderatamente” che sembra essere la definizione perfetta; confrontato infatti con un indice contenente le principali commodities, ha prodotto ritorni molto modesti, cosa che evidenzia come il suo “ruolo” principale non sia appunto la protezione dall’inflazione in sè. Anche a livello storico, nei periodi di forte inflazione, si evidenzia solamente una modesta sovraperformance dell’oro in generale, con molte altre asset class meglio posizionate rispetto a questo tema, tra le quali ad esempio proprio le commodities. Tuttavia, in linea generale, anche osservando il grafico sottostante, possiamo concludere che non sia sbagliato affermare che l’oro presenti una correlazione inversa con i tassi reali (tasso nominale al netto del tasso inflazionario); ciò significa che in periodi di forte inflazione, quando i tassi reali calano, il prezzo dell’oro generalmente tende a salire. Esiste pertanto una funzionalità dell’oro nella protezione dall’inflazione, sebbene per tale specifico scopo sia consigliabile inserirlo in un portafoglio diversificato e contenente altre asset class più adatte, come ad esempio varie commodities.

Conclusa questa precisazione, che questo possa essere un periodo molto interessante per l’oro è possibile osservarlo anche dagli inflows in prodotti focalizzati sull’oro; sul mercato sono presenti infatti numerosi ETF che investono o direttamente in oro o in azioni di aziende che sono coinvolte nell’esplorazione ed estrazione dell’oro, le quali dunque hanno una diretta esposizione a quest’asset class. Un esempio di questa modalità di investire in oro tramite ETF è rappresentata dal VanEck Gold Miners UCITS ETF che, investendo in azioni di società attive nel settore aurifero, permette di ottenere esposizione all’oro e allo stesso tempo di beneficiare dei dividendi pagati da queste società. È infatti comprovato come la performance di società del settore aurifero sia direttamente correlata alla performance dell’oro. Osservando l’andamento delle asset in gestione di questo ETF è impressionante notare come da fine febbraio il suo valore sia aumentato esponenzialmente, passando da circa 600 milioni fino ad un miliardo circa per un breve periodo di tempo a marzo .

Il seguente grafico è probabilmente più significativo; esso mostra gli inflows ed outflows degli ETF sull’oro presenti sui mercati negli ultimi mesi. Ciò che colpisce è senz’altro come gennaio, febbraio e marzo siano stati caratterizzati da notevoli entrate che, solo nel non ancora concluso mese di marzo, sono arrivate già a sfiorare i 4 miliardi. Era da molto tempo infatti che il settore degli ETF sull’oro non registrava nel complesso 3 mesi di flussi netti positivi, la cui importanza è ulteriormente sottolineata dal periodo piuttosto negativo da cui provenivano.
Anche il secondo grafico sui possedimenti totali di ETF sull’oro, misurati in milioni di oncie, mostra come negli ultimi anni siano aumentate notevolemente, a dimostrare come sempre più investitori scelgano di allocare una parte del proprio portafolgio a quest’asset class.


Articolo scritto a cura di VanEck in esclusiva per il sito poggileonardo.com

Per apprendere ulteriori informazioni sull’oro potete leggere questo articolo direttamente dal sito di VanEck (cliccami)

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Poggi Leonardo

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