Agosto 30, 2019

Un articolo di Repubblica di sabato scorso dal titolo “Lavori saltuari, la pensione arriva a 73 anni” riporta quanto emerso in uno studio della Cgil elaborato dell’economista Michele Raitano. Il messaggio appare chiaro ed è poco confortante, a conferma del fatto che il tema pensionistico è sempre una nota dolente per i lavoratori saltuari di oggi.

Lo studio fotografa una situazione in realtà nota da sempre ma che non deve mai smettere di far riflettere (ed agire di conseguenza). I lavoratori che rientrano pienamente nel sistema contributivo e per di più con stipendi bassi e buchi contributivi, perché interessati da carriere discontinue, dovranno aspettarsi una pensione pubblica molto bassa che arriverà appena all’età di 73 anni. Come spiegato nell’articolo, questo perché il pensionamento anticipato richiede una pensione di un certo ammontare, (almeno 2,8 o 1,5 volte l’assegno sociale che per il 2019 è pari a 5.954 euro annui) e il requisito contributivo, che si stima raggiungerà i 44 o 45 anni, potrebbe non essere raggiunto. I quarantenni di oggi con carriere saltuarie e redditi bassi, in sostanza, devono attendere di andare in pensione da ultrasettantenni e con una copertura pensionistica insufficiente.

Pensione pubblica bassa e dopo i 70 anni: dal “problema” alla soluzione

Che la pensione pubblica si prospetti bassa e per di più dopo i 70 anni nel caso di carriere discontinue è un tema serio, ma che fortunatamente si può fronteggiare:

La soluzione alla pensione pubblica troppo bassa: la previdenza integrativa 

Quando negli anni Novanta è stato introdotto il metodo di calcolo contributivo in sostituzione del più generoso sistema retributivo, il fatto che le pensioni pubbliche sarebbero state di conseguenza più basse rispetto al passato era preventivato. Proprio per questo è stato introdotto contemporaneamente il rimedio: la previdenza integrativa. Infatti, aderendo ad un fondo pensione, meglio se il prima possibile, ci si costruisce una pensione di scorta da affiancare alla pensione pubblica.

Non esiste altro strumento di risparmio come il fondo pensione, sia per i benefici fiscali, le flessibilità e la protezione offerta, che per le perfomance che si ottengono, trattandosi di una forma di investimento di lungo periodo che consente di ottenere ottimi risultati, grazie anche al meccanismo dell’interesse composto, azzerando praticamente quasi ogni rischio di investimento.

La soluzione per chi ha carriere discontinue è sempre la previdenza integrativa

Come evidenziato anche nell’articolo di Repubblica, il mondo del lavoro degli ultimi decenni di certo non aiuta, ma la previdenza integrativa va incontro anche a chi ha carriere discontinue. In sostanza, finché si lavora e in base alle proprie possibilità si deve contribuire al fondo pensione. Il sistema, infatti, consente di scegliere quanto versare, con che frequenza e di sospendere in qualsiasi momento la contribuzione. Quanto accumulato, inoltre, può essere riscattato in caso di inoccupazione prolungata o si può richiedere un anticipo per le proprie esigenze (spese sanitarie, acquisto e ristrutturazione della prima casa propria o di un figlio e per ogni altra esigenza).

In questo, inoltre, genitori, nonni, zii possono giocare un ruolo cruciale, tanto con i bambini che con gli studenti, potendo godere dell’agevolazione della deducibilità se fiscalmente a carico, ma anche con i lavoratori che hanno bisogno ancora di un aiuto. In questo modo si regala ai propri figli/nipoti un risparmio prezioso e, soprattutto, il tempo.

Anticipare la pensione con la previdenza integrativa: la RITA

Se si vuole anticipare il pensionamento ma l’anzianità contributiva e l’assegno di pensione pubblica che si ricava non lo consentono, la pensione integrativa permette di farlo con la rendita integrativa temporanea anticipata (RITA). Grazie al capitale accumulato nel fondo pensione si può godere di un vero e proprio reddito ponte fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione pubblica di vecchiaia. L’anticipo massimo è di cinque anni ma può arrivare fino a dieci anni se non si lavora più da almeno 48 mesi al momento della richiesta.

Si tratta di una misura pensata soprattutto per chi perde il lavoro in prossimità del pensionamento, in cui è difficile trovare nuovamente un’ occupazione, ma è comunque una strada da tenere a mente iscrivendosi ad un fondo pensione.

Articolo originale

About the author 

Poggi Leonardo

{"email":"Email address invalid","url":"Website address invalid","required":"Required field missing"}
Title Banner with Sidebar

Ottieni Gratuitamente l'e-Book

Investimenti - I 10 errori da EVITARE

>