Maggio 29, 2019

Un interessante articolo del Corriere della Sera riporta quelli che sono i veri e propri alleati della pensione integrativa, in particolare per il risparmiatore che sceglie un fondo pensione per costruirsi la propria rendita pensionistica:

  • tempo
  • rendimenti
  • agevolazioni

A fare da sfondo la pensione pubblica attesa per i lavoratori di oggi, che essendo integralmente calcolata con il sistema contributivo, sarà più bassa rispetto al passato e non coprirà interamente l’ultimo reddito percepito.

La pensione integrativa è quindi fondamentale per i giovani di oggi. In particolare, l’articolo propone alcuni scenari possibili per un lavoratore dipendente trentenne dalla carriera stabile, un altro lavoratore dipendente trentenne, ma con una carriera più discontinua e due lavoratori autonomi di quarant’anni, anche in questo caso rispettivamente dalla carriera stabile o frammentata. Tutti i lavoratori presi in esempio hanno l’obiettivo di raggiungere, al termine dell’attività lavorativa, una copertura pensionistica data da pensione pubblica più pensione integrativa pari all’80% dell’ultimo reddito.

Vediamo che in tutti i casi tempo, rendimenti e agevolazioni aiutano i risparmiatori a raggiungere il proprio obiettivo.

Pensione pari all’80% dell’ultimo reddito: ecco come

Fonte: l’Economia del Corriere della sera

La prima simulazione riguarda un lavoratore di 30 anni che ha iniziato a lavorare a 25 anni e con uno stipendio netto di 1.200€.  A fronte di una carriera stabile, fino al pensionamento all’età di 65 anni e 5 mesi, si stima per lui una pensione pubblica pari a circa il 73% del suo ultimo reddito, detto anche tasso di sostituzione. Per arrivare all’80% di copertura, grazie al restante 7% di pensione integrativa, dovrebbe versare in un fondo pensione 44 euro al mese nel caso di una linea di investimento più rischiosa e dinamica, 68 euro in una più prudente con rendimenti stimati inferiori. Lo stesso trentenne che ha appena iniziato a lavorare, a fronte di un tasso di sostituzione del 66%, dovrebbe versare rispettivamente 90 euro oppure 140 euro mensili.

Lo scenario cambia nel caso di carriere meno stabili e con interruzioni lavorative a 30, 40 e 50 dal momento che diminuisce il tasso di sostituzione della pensione pubblica è aumenta il gap previdenziale da colmare con la pensione integrativa.

Nel caso del quarantenne, lavoratore autonomo, con uno stipendio netto di 1.800 euro e un’età di pensionamento di 65 anni, il versamento al fondo pensione va dai 79 euro ai 370 euro mensili a seconda delle variabili in gioco, ossia, età di d’inizio dell’attività, stabilità lavorativa, linea di investimento e tasso di sostituzione da integrare.

Pensione integrativa: tempo, rendimenti e agevolazioni i suoi alleati

Qualunque sia lo scenario preso in considerazione, è innanzitutto evidente che il tempo e i rendimenti che si ottengono grazie all’investimento in un fondo pensione aiutano a raggiungere il proprio obiettivo: integrare la pensione pubblica per tutelare il proprio tenore di vita.

Da un lato, infatti,  meno si rimanda e meglio è, perché si ha più tempo per accumulare e raccogliere i frutti di questi accantonamenti con gli investimenti nel fondo pensione. Dall’altro, proprio perché l’orizzonte temporale è lungo, si può scegliere una linea di investimento che a fronte di un maggior rischio restituisce dei rendimenti maggiori, dal momento che il lungo periodo a disposizione compensa le normali oscillazioni del mercato. Nell’articolo, inoltre, si menziona come la stessa Covip abbia ricordato che c’è una probabilità di quasi il 100% che una linea ad alto rischio performi meglio di una a basso rischio.

Ci sono poi le agevolazioni fiscali della previdenza integrativa che aiutano notevolmente i risparmiatori nel fondo pensione: la deducibilità fiscale dei contributi versati ogni anno fino a 5.164 euro e l’aliquota agevolata sulla pensione integrativa, che dopo una lunga partecipazione arriva dal 15% iniziale al 9%, contro le normali aliquote IRPEF dal 23% al 43%.

Articolo originale

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Poggi Leonardo

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