l tema delle pensioni è divenuto cruciale nei dibattiti economici e politici di tutti i giorni. Studi e proiezioni per il futuro illustrano una riduzione dell’ammontare delle pensioni
In particolare, le pensioni vengono confrontate con l’ultimo reddito da lavoro, misurando il “tasso di sostituzione” e il conseguente “gap previdenziale”.
Ma cosa sono di preciso e a cosa servono?
Il tasso di sostituzione della pensione
Il tasso di sostituzione è un parametro di confronto, espresso in percentuale, tra l’ammontare della prima rata di pensione pubblica e l’ultimo stipendio percepito. Consente di valutare l’ adeguatezza della pensione e se questa permette di mantenere il tenore di vita goduto durante l’attività lavorativa.
Il tasso di sostituzione risponde alla domanda: quant’è la percentuale di copertura garantita dalla pensione pubblica rispetto all’ultimo reddito? Se, per esempio, è pari al 60% e l’ultimo reddito prima della pensione era di 1.800 euro al mese, significa che la pensione è pari a 1.080 euro al mese.
Perché il tasso di sostituzione delle pensioni è divenuto un tema rilevante negli ultimi anni?
Con l’introduzione del metodo di calcolo contributivo delle pensioni (pensione calcolata in base ai contributi versati), in sostituzione di quello retributivo, il tasso di sostituzione delle pensioni si è gradualmente ridotto.
Quali sono le cause di questo cambiamento?:
- la pensione viene calcolata su un periodo reddituale di riferimento più lungo: nel metodo contributivo viene presa in considerazione l’intera vita lavorativa e non più, come nel metodo retributivo, la media degli ultimi anni di retribuzione, normalmente più elevata;
- Introduzione di nuovi fattori di calcolo della pensione:
- la rivalutazione dei contributi versati è legata alla variazione quinquennale del PIL (tasso annuo di capitalizzazione);
quanto accantonato durante la vita lavorativa viene convertito in pensione con l’applicazione di aliquote (coefficienti di trasformazione) che variano in base all’ età di pensionamento del lavoratore e sono via via più favorevoli all’aumentare dell’età stessa.
Perché è importante conoscere il tasso di sostituzione?
Una volta calcolato il tasso di sostituzione tra pensione e ultimo reddito – come da esempio iniziale del 60% – conosciamo anche il cosiddetto gap previdenziale, cioè proprio quella parte non coperta dalla pensione – in questo esempio il 40%.
Tornando all’esempio di prima, dall’ultimo reddito di 1800 euro, una volta in pensione si hanno 720 euro in meno al mese a disposizione.
Oggi è possibile conoscere in via preventiva il probabile tasso di sostituzione ed il relativo gap previdenziale, in modo tale da potersi tutelare per tempo pianificando un risparmio previdenziale.
Scoperto il gap previdenziale, come tutelarsi?
La riduzione dei tassi di sostituzione e del grado di copertura offerto dalla pensione pubblica sono noti sin dall’introduzione del metodo di calcolo contributivo, nel lontano ’95. Coerentemente, infatti, la stessa Riforma pensionistica che ha introdotto il medoto contributivo, ha raffinato ed incentivato le forme di previdenza complementare, chiamate proprio a colmare l’inevitabile gap pensionistico grazie ad una pensione integrativa.
Il sistema di previdenza integrativa, in questi 20 anni, si è ulteriormente evoluto, sia in termini di mercato che di tutele e vantaggi per gli aderenti, ma il fine è sempre il medesimo: garantire un tenore di vita adeguato anche al momento del pensionamento.
Tasso di sostituzione e gap previdenziale ti aiutano a valutare l’adeguatezza della pensione
Porre a confronto l’ammontare della prima rata di pensione e l’ultimo stipendio è senz’altro utile per valutare l’adeguatezza della pensione. Bisogna però tener presente che il tenore di vita di un pensionato è inevitabilmente diverso da quello goduto durante l’attività lavorativa, quindi è un pò fuorviante paragonare la prima rata di pensione all’ultimo stipendio senza fare queste considerazioni. Ad esempio un pensionato probabilmente non avrà più una rata del mutuo da pagare o figli a carico.
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