Maggio 19, 2020

La definizione di obbligazione

Le obbligazioni (o, per dirla all’anglosassone, i bonds) sono titoli di debito emessi da società o enti pubblici allo scopo di raccogliere direttamente tra i risparmiatori, quindi a condizioni più vantaggiose rispetto a dei prestiti bancari, capitali da investire. In parole semplici, rappresentano sostanzialmente un “prestito” concesso da un risparmiatore a favore di un emittente per un determinato periodo. L’emittente è tenuto a rimborsare il capitale alla scadenza dell’obbligazione, oltre al pagamento di un tasso d’interesse fisso e/o variabile.

Chi emette obbligazioni?

L’emittente può essere uno Stato, una banca, un’organizzazione internazionale o una società privata. Se vengono emessi da banche o imprese prendono il nome di corporate bond, se vengono emessi da Stati (anche in valuta estera quindi) vengono definiti titoli governativi o sovereign bond (come i nostri BTp, CcT, BoT, ecc…).

L’emittente è tenuto a:

– restituire il capitale (valore nominale) alla scadenza del prestito;

– elargire al creditore una serie di pagamenti periodici (cedole) calcolati in base a un tasso d’interesse prestabilito che può essere fisso o variabile.

Che differenza c’è tra azioni e obbligazioni?

A differenza delle azioni, con cui i proprietari diventano praticamente soci della società emittente, le obbligazioni non attribuiscono poteri decisionali e amministrativi agli acquirenti, ma rappresentano solamente una quota del capitale prestato ad una data società. Per questo motivo, sottoscrivendo obbligazioni non si acquista lo status di socio ma quello di creditore verso la società emittente.

Dal punto di vista dei guadagni, per i titoli azionari la remunerazione è rappresentata dai dividendi distribuiti dalla società emittente, che però sono subordinati alla realizzazione di utili. Nel caso delle obbligazioni, invece, gli investitori hanno diritto a percepire degli interessi definiti sulla somma prestata (cedole periodiche). Nel caso delle obbligazioni zero coupon, gli interessi vengono percepiti contestualmente alla restituzione del capitale investito.

Anche sul fronte dei rischi esistono importanti differenze: le azioni infatti sono più rischiose in quanto il loro andamento risulta strettamente connesso all’andamento del business della società emittente e in caso di fallimento gli azionisti vengono rimborsati solo dopo che tutti i creditori esistenti (tra cui anche gli obbligazionisti) sono stati soddisfatti.

Le diverse tipologie

Esistono moltissime categorie obbligazionarie. Possiamo però iniziare distinguendole in:

  • obbligazioni ordinarie, dette anche “plain vanilla”;
  • obbligazioni strutturate;
  • obbligazioni subordinate.

Le obbligazioni ordinarie a tasso fisso prevedono interessi stabiliti al momento del contratto. Quelle a tasso variabile offrono rendimenti che variano in base ai tassi di mercato (es. il tasso Euribor).

Le obbligazioni strutturate sono più complesse poiché sono costituite da una componente obbligazionaria ordinaria, che può prevedere o meno il pagamento di cedole periodiche, e un contratto derivato, dove la remunerazione dell’investitore dipende dall’andamento di uno o più parametri finanziari o reali, come ad esempio indici, tassi di cambio o materie prime.

Le obbligazioni subordinate (dette junior bonds) prevedono generalmente rendimenti maggiori dei bond ordinari, ma anche un livello di rischio più elevato, poiché ad esempio il pagamento delle cedole e il rimborso del capitale, nel caso di problemi finanziari per l’emittente, avviene successivamente a quello dei creditori ordinari. Come riconoscere le obbligazioni subordinate? Basta leggere il prospetto informativo fornito dall’emittente dove vengono spiegate le caratteristiche del prodotto finanziario che si è acquistato.

Quanto rendono le obbligazioni?

Di solito l’interesse sul prestito viene pagato:

  • sotto forma di cedola periodica (il caso più comune);
  • oppure facendo pagare l’obbligazione ad un prezzo inferiore rispetto al valore di rimborso come accade per gli zero coupon bond (senza cedola) in questo caso il rendimento deriva dal maggior valore di rimborso del titolo.

Le tipologie di cedole più comuni sono:

  • Obbligazioni a cedola fissa: l’importo è predeterminato e costante nella vita dell’obbligazione (es. il 4% all’anno), questo è il caso dei BTP.
  • Obbligazioni indicizzate (o “floater”): le cedole sono variabili, legate ai tassi d’interesse che cambiano ogni giorno (ad esempio i tassi di riferimento sui mercati monetari come Euribor, o anche lo stesso rendimento del BOT, come nel caso dei CCT), o all’inflazione (come nel caso del BTP Italia). Molto spesso a questo tasso viene aggiunto un importo fisso “spread” o margine;
  • Obbligazioni “step-up” o “step-down”: l’importo è predeterminato, ma sale o scende durante la vita dell’obbligazione (es. il 4% il primo anno, il 4,20% il secondo, ecc.). Il nome dipende dal fatto che abbiano una dinamica a salire o una a scendere.

Tali cedole possono essere pagate con diverse periodicità: annuali, semestrali, trimestrali. Quasi sempre quando si parla della cedola di un’obbligazione si fa riferimento all’ammontare annuale. Il che significa che l’importo che verrà incassato con una cedola semestrale sarà la metà, quello con una cedola trimestrale sarà un quarto.

Articolo originale

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Poggi Leonardo

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