Non è certo la prima volta che vi facciamo notare che investire nei mercati azionari1 è stato, storicamente, piuttosto remunerativo.
In questo post, raccogliamo il meglio di quello che si deve conoscere sulla performance storica dei mercati azionari. I dati provengono dalla versione pubblica del mitico lavoro di Elroy Dimson, Paul Marsh, Mike Staunton della London Business School: Credit Suisse Global Investment Returns Yearbook 20182.
Il premio al rischio dei mercati azionari
Chi non risica non rosica, e questo si sa. Ma ne vale davvero la pena?
Storicamente, investire in titoli azionari è stato ampiamente più redditizio che investire in qualcosa di più soft (come un titolo obbligazionario a breve termine). Ne volete la prova?
Nel corso degli ultimi 118 anni, l’equity risk premium medio annuo del mercato azionario americano è stato del 7,5% a fronte di una volatilità del 19,5%. Perciò storicamente il mercato azionario globale ha remunerato piuttosto bene chi ha accettato di prendersi qualche rischio. E nell’ultimo secolo i momenti di crisi non sono sicuramente mancati.
Osservando la distribuzione annua degli extrarendimenti, ci sono almeno un paio di osservazioni da fare:
- il range dei rendimenti storici è davvero molto ampio;
- gli “anni buoni” sono stati più numerosi di quelli meno buoni (nel 68% degli anni esaminati l’equity risk premium azionario è stato positivo);
- perdite annue da capogiro (diciamo superiori al 20%) sono eventi rari, anche se possibili;
- dopo un grande crollo c’è sempre stato un forte recupero.
Quindi, ricapitolando: le Borse sono volatili e a nessuno piace perdere. E nella storia, un investitore azionario ha subito le ferite più profonde durante le due guerre mondiali, la crisi del 1929, la crisi petrolifera del 1973/1974, la bolla tecnologica degli anni 2000 e la crisi del 2008.
Le ferite ci mettono sempre un po’ di tempo per rimarginarsi ma ricordatevi che i mercati tendono a recuperare le perdite più in fretta. Gli strascichi della crisi del 2008 si fanno ancora sentire oggi, eppure tutti quei risparmiatori che sono rimasti fuori dal mercato si sono persi uno dei più longevi bull market della storia.