Coronavirus, Ebola, Swine flu (influenza suina), Sars. Nomi che incutono timore. In particolare, alle persone per i tragici effetti che hanno sulla nostra salute. Ma anche sui mercati finanziari. I quali, sull’onda stessa dell’irrazionalità, possono essere impattati dal rischio pandemia.
A fronte di ciò si domanda: cosa può accadere ai listini mondiali a causa del coronavirus? Per rispondere alla domanda è utile dare uno sguardo al passato. Certo: ogni epidemia, purtroppo, ha una storia a sé e si inserisce in un suo particolare contesto. Ciò detto analizzare quello che è stato serve a comprendere il futuro.
I casi storici
JP Morgan ha analizzato le reazioni delle Borse allo scoppio di diverse crisi sanitarie. In tal senso, con riferimento all’influenza suina (2009), gli esperti della banca statunitense ricordano che dal suo inizio al massimo della crisi l’Msci Mexico (considerato quale migliore riferimento per valutare l’impatto borsistico) ha perso circa il 4%.
Poi, nei 3 mesi successivi al picco influenzale, l’indice è rimbalzato del 25,7%. Lo stesso andamento (vedere il grafico pubblicato) è replicato negli altri casi presi in considerazione. Sia con Ebola (2013) che con Zika (2015).
E anche rispetto alla Sars (2003), che un po’ tutti valutano quale situazione maggiormente simile all’attuale, la dinamica rispecchia quella descritta. Dal momento della deflagrazione della crisi sanitaria l’Msci China index è scivolato (tra marzo e aprile) dell’8,6%.
Nel successivo trimestre il benchmark dell’Impero di Mezzo è rimbalzato del 31%. Più in particolare, durante l’epidemia di Sars, la capitalizzazione della Borsa di Hong Kong, sottolinea sempre JP Morgan, ha perso almeno un quinto della sua capitalizzazione. E i mercati cinesi continentali sono diminuiti intorno al 15%.
La domanda e’ quindi la seguente. Conviene lasciarsi prendere dal panico o e’ meglio attenersi alla propria strategia e pianificazione di lungo periodo?