Da oggi Wikipedia, quando si parla, di finanza, ha un nuovo concorrente: il professionista dell’advisory. Non a caso per il 49% degli italiani, la figura del consulente finanziario spicca come la più affidabile tra le diverse fonti di informazione su tematiche relative al mondo degli investimenti e al proprio portafoglio.
È questa la media delle risposte alle domande specifiche rivolte agli investitori italiani che emerge dai primi risultati della ricerca annuale Schroders Global Investor Study 2019, condotta in 32 Paesi su un campione di oltre 25.000 persone.
Lo studio evidenzia infatti che per ottenere informazioni sull’asset allocation consigliata in base all’outlook dei mercati finanziari, il 51% degli italiani parla con il proprio consulente, mentre il 25% fa riferimento alla stampa (giornali, riviste, siti web, blog), il 16% allo sportello bancario e l’8% alle società di gestione del risparmio.
Queste percentuali restano pressoché invariate nell’ambito della ricerca di informazioni e spiegazioni sull’andamento delle performance del proprio portafoglio: il consulente finanziario in questo caso viene interpellato dal 51% degli investitori, la stampa di settore dal 23%, la banca dal 16% e gli asset manager dal 9%.
La predilezione per i consulenti finanziari come fonte più affidabile viene confermata anche per quanto riguarda l’acquisizione di informazioni sulle caratteristiche tecniche dei prodotti finanziari (a scegliere questo canale è il 49% degli investitori italiani), sui costi e le fee degli investimenti (46%) e sulle novità normative in ambito finanziario (46%). Anche nel caso di queste tre tematiche, la stampa rappresenta la seconda fonte informativa scelta degli italiani, seguita dallo sportello bancario e dagli asset manager.
Figura 1. Fonte di informazione considerata più affidabile per ciascuna tematica
I consulenti finanziari prevalgono anche tra i diversi provider utilizzati dagli italiani
Alla domanda sul numero di provider utilizzati per i propri investimenti, gli italiani coinvolti nello studio di Schroders hanno confermato di impiegarne di più di uno, per una media pari a 2,8 provider utilizzati da ciascun investitore. Sia a livello globale che europeo, tale media equivale a 3,3 provider.
Nella selezione del provider a cui affidarsi, i dati italiani evidenziano la prevalenza dei consulenti finanziari, il cui tramite viene scelto dal 67% degli investitori. Di questa percentuale, il 48% si è già avvalso della consulenza in passato e continuerà a farlo, mentre il 19% non l’ha mai utilizzata, ma intende farlo in futuro. Il rimanente 33% o non ne ha mai usufruito o l’ha fatto in passato, senza però voler replicare l’esperienza.
Tra gli altri possibili provider utilizzati dagli italiani per investire, il successo dello sportello bancario risulta simile a quello delle piattaforme online “fai-da-te”: gli investitori che utilizzano questi due provider e continueranno a farlo in futuro o che intendono avvalersene d’ora in avanti corrispondono rispettivamente al 60% e al 59%.
Lo studio di Schroders mette invece in luce atteggiamenti contrastanti nei confronti dei robo-advisor online: il 70% degli investitori italiani ammette di non averli mai usati, ma di questi solo una metà (36% del totale) vorrebbe provare in futuro, mentre i rimanenti (34% del totale) non intendono farlo. Di coloro che invece ne hanno fatto uso (30%), solo l’11% vuole continuare ad avvalersene, mentre il 19%, dopo l’esperienza passata, non utilizzerà più i robo-advisor.
Lo spaccato per età evidenzia comunque una maggiore propensione a fidarsi dei provider online da parte dei Millennial: il 19% degli investitori con un’età compresa tra i 18 e i 37 anni utilizza già i robo-advisor e continuerà a farlo, ma la percentuale scende al 7% tra gli italiani over 38 anni.
Gli italiani vogliono il controllo sui propri investimenti
In generale, gli investitori italiani hanno una consapevolezza elevata dell’ammontare di risparmi affidati a ciascun provider: il 39% ritiene di essere molto aggiornato circa l’allocazione del proprio denaro e il 44% pensa di conoscere tale ripartizione in modo corretto. Persiste però una fetta di investitori pari al 16% che ammette di avere solo un’idea di massima della quantità di investimenti affidata a ciascun provider.
Queste percentuali risultano in linea con quelle globali, che evidenziano come circa un quinto degli investitori (18%) abbia una conoscenza limitata dei propri investimenti e della quantità di risparmi allocata presso ciascun provider. A livello mondiale, il 44% degli investitori si dice molto consapevole dell’ammontare di risparmi affidati ai diversi provider.
Emerge infine la volontà degli italiani di controllare con frequenza lo stato dei propri investimenti: l’80% esegue infatti almeno una verifica al mese. A livello globale tale interesse sembra meno pronunciato: la percentuale degli investitori che controlla almeno una volta al mese il proprio portafoglio è pari al 77%, mentre in Europa tale dato scende al 75%.
I dettagli dell’indagine:
Ad aprile 2019, Schroders ha incaricato Research Plus Ltd di condurre un sondaggio online indipendente su 25.743 persone che investono in 32 Paesi nel mondo, tra cui Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Italia, Giappone, Paesi Bassi, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. Ai fini dell’indagine vengono definiti “investitori” coloro che intendono investire almeno 10.000 euro (o un importo equivalente) nei prossimi 12 mesi e che hanno apportato modifiche ai propri investimenti negli ultimi dieci anni.