Maggio 23, 2019

L’inflazione misura la variazione del livello di pezzi nel tempo. Si tratta quindi di un indicatore relativo, nel senso che indica quanto i prezzi sono cresciuti o diminuiti rispetto al mese precedente (inflazione congiunturale) o rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (inflazione tendenziale).

Il livello dei prezzi nell’economia è regolato (tra gli altri fattori) dalle leggi della domanda e dell’offerta. Più è alta è la domanda di beni e servizi più i venditori hanno la possibilità di alzare i prezzi, più la domanda è bassa più al contrario il costo dei beni e servizi deve scendere per invogliare più persone all’acquisto. Dal lato dell’offerta più c’è disponibilità di un determinato bene, più il prezzo teoricamente è destinato a scendere. Di converso, più un bene è raro, più i venditori potranno alzare le richieste senza il rischio che questo rimanga invenduto.

Il livello ottimale di inflazione

Normalmente in un’economia in fase d’espansione, i salari aumentano e i consumatori e le imprese tendono a consumare di più (scopri le altre implicazioni del Pil sui mercati finanziari). Questo spinge i prezzi verso l’alto creando una dinamica positiva che coinvolge i salari, il potere d’acquisto dei consumatori e in definitiva il benessere generale.

Per questo motivo, contrariamente a quanto comunemente si potrebbe essere portati a pensare, un livello di inflazione sotto controllo è lo stato ideale in cui l’economia di un paese si deve trovare. Il problema si pone quando l’inflazione è in calo, oppure è troppo elevata.

Nel primo caso si potrebbe dare il caso che la crescita del livello dei prezzi sia sempre positiva ma in rallentamento (disinflazione). Immagina per esempio un periodo in cui il livello dei prezzi cresce dell’1% mese su mese quando il mese precedente era cresciuta magari del 2-3%. In questo caso la dinamica dei prezzi segnala un rallentamento dell’economia. Il rischio è che si finisca poi in deflazione, ovvero la fase in cui i prezzi calano di mese in mese. Di solito questa situazione è determinata da un calo molto marcato della domanda che potrebbe corrispondere a una fase di calo dell’economia, con annessa perdita di posti di lavoro, fallimento delle imprese e riduzione dei salari.

L’effetto dell’inflazione sul risparmio

Se la presenza dell’inflazione è una buona notizia per l’economia, purtroppo lo stesso non si può dire per i risparmiatori. Se i salari, infatti, si adattano alla crescita dei prezzi lo stesso non si può dire del risparmio che resta fermo e non si adatta all’inflazione. Immagina di avere 5.000€ da parte e di poter acquistare con questi 200 cene al tuo ristorante di fiducia al costo di 50€ l’una.

Un livello di inflazione del 2% su base annua (il target della Banca Centrale Europea) farebbe schizzare il prezzo della tua cena a 51€ nel giro di un anno. Questo vuol dire che con gli stessi 5.000€ sarai ora in grado di permetterti 98 cene e non più 100, il valore reale dei tuoi 5.000€ si è ridotto per via dell’aumento dei prezzi. Una diminuzione del genere potrebbe sembrarti poco rilevante, ma portiamo l’orologio in avanti di 10 anni. Sempre immaginando un’inflazione del 2% all’anno alla fine del periodo il valore di una cena si aggirerebbe intorno ai 62€. Si tratta di un bell’aumento ma che in definitiva potrebbe passare inosservato in un arco di tempo così lungo. A questi prezzi con i tuoi risparmi saresti in grado di acquistare solamente 80 cene. Questo vuol dire che il loro valore è diminuito del 20%. Se spostassimo le lancette del tempo avanti di altri 20 anni le cene che potresti acquistare con quella somma sarebbero diventate solamente 67.

In pratica l’inflazione agisce come una tassa che va ad erodere piano piano il valore del risparmio. Se questo effetto ti sembra trascurabile, devi tenere presente che in passato abbiamo avuto anche livelli di inflazione sopra il 5% per un periodo prolungato di anni. Se nell’attuale contesto economico questa prospettiva non sembra realistica, nessuno può essere sicuro che non lo sarà tra qualche anno.

Per queste ragioni è importante considerare una corretta pianificazione finanziaria per evitare di condannare il proprio capitale a perdere di valore nel tempo. A differenza di ciò che si crede, la protezione del capitale dall’inflazione e non il rendimento è il principale motivo per cui la maggior parte delle persone investono. Investire comporta ovviamente dei rischi. Ma questi rischi possono essere tenuti sotto controllo, soprattutto se si adotta una prospettiva di lungo periodo. In passato gli strumenti di investimento a rendimento garantito come il Conto Deposito o le obbligazioni sarebbero bastati per proteggere il tuo capitale. Nel contesto attuale, caratterizzato da tassi bassi, queste soluzioni non bastano più a garantire protezione al tuo risparmio. Per questo, a fronte di affrontare una perdita sicura, vale la pena considerare la via degli investimenti.

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Poggi Leonardo

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