Aggiornamento mercati Novembre 2023

Qui l’aggiornamento di Giugno: https://poggileonardo.com/aggiornamento-mercati-settembre-2023/

Dall’ultimo aggiornamento fatto a Settembre, i mercati hanno subito, riportandosi a un livello inferiore rispetto al rally registrato da inizio anno, con il culmine – punto più alto – di Luglio.
Da settembre infatti, il Nasdaq, l’indice tecnologico ha perso parte dei guadagni, passando da un +33% YTD a un + 25%. L’S&P500 è passato da un +16.50% a un + 10.40%. L’Europa passa da un +12% a un + 9.70%. La Cina prosegue la sua discesa, registrando un -12% circa dal -5% di due mesi fa.
Dopo un rally partito e continuato ininterrottamente da Ottobre 2022 dunque, i mercati si sono fermati dopo diversi mesi di salita, riposizionandosi in questi due mesi.
Ma andiamo come sempre con ordine, e vediamo innanzitutto cosa sta succedendo sui mercati:

Dall’inizio dell’anno, la maggior parte dei listini azionari si trovano in territorio positivo, sebbene ancora ben lontani dai massimi storici raggiunti nel 2021.
L’indice globale ha registrato un +8.00% circa, l’indice all country il 6.80% circa. I più performanti, come era possibile immaginare (e come statisticamente avviene) sono stati quelli che effettivamente avevano perso di più l’anno precedente, e quelli più affetti dai tassi di interesse.
Dai massimi però, siamo ancora lontani:

L’S&P500 infatti, l’indice di riferimento azionario statunitense, è ancora sotto del 12.05% circa rispetto ai massimi. Ancora peggiore la situazione per i titoli tecnologici e per quelli più colpiti dall’inflazione, che sono ancora sotto dell’oltre 18%, nonostante la risalita di questo primo semestre dell’anno.
Ciò ovviamente ci da ancora tanto margine di recupero, per cui una performance inferiore a tale risultato (ovviamente comparato al benchmark di riferimento, inutile confrontare un portafoglio bilanciato con il nasdaq) è un ottimo vantaggio competitivo per avere rendimenti superiori nel momento in cui il mercato tornerà effettivamente ai massimi.
Quando sarà?
Impossibile saperlo come sempre, ma accumulare nel tempo e posizionarsi nei momenti di ribasso, come ho sempre detto e scritto – e come la storia ci insegna – è effettivamente un vantaggio.
Dopotutto, nonostante il forte recupero, siamo sempre a un -15% circa sui mercati azionari. Se fossimo ai massimi e vedessimo un tale ribasso, sarebbe una potenziale occasione di acquisto.

Cosa è cambiato in questo periodo?

Dai massimi di Luglio, l’S&P500 ha riperso l’oltre 10% del suo valore, riportandosi nuovamente in una correzione.

Una calo anomalo? Non proprio:

Dal 1928 ad oggi, il calo medio registrato in un intra-year, ovvero durante l’anno solare, è del -16%.

La particolarità del rally di quest’anno è che a esserne partecipi vi sono solamente poche società. Ancora una volta, quelle più capitalizzate, le mega cap. Difatti, come si può vedere dal grafico qui sotto, l’S&P50, ovvero l’indice di riferimento delle 50 società più capitalizzate USA, nonostante il recente calo di mercato continuano ad avere una performance positiva di circa 20 punti percentuali.

Più si espande la selezione a più società, meno capitalizzate, e meno che questa performance diventa importante.
L’indice Equal Weight addirittura, indice nel quale tutte le aziende sono pesate allo stesso modo, qualunque sia la loro capitalizzazione, è in negativo da inizio anno del 4%, rispetto ad un rendimento del +8.58% dell’indice più conosciuto. Le Small Cap ancora peggio, perdendo l’oltre 6%.

Parlando di dati, vediamo come la curva dell’inflazione, sia americana che europea, seppur a velocità diverse, si è notevolemente affievolita. A Ottobre l’inflazione europa è letteralmente crollata a un +2.9% rispetto al 4.3% del mese precedente, e al +10.7% di Ottobre 2022. L’Italia è addirittura passata a un +1.8% nel mese di Ottobre 2023 dall’11.8% registrato esattamente dodici mesi prima, ovvero a Ottobre 2022, e dal 5.3% di Settembre 2023.

Molto del lavoro deriva dalle banche centrali, che da un due anni stanno senza sosta alzando il costo del denaro, alzando repentinamente il tasso di interesse. Come si può vedere qui sotto, siamo passati da una situazione di tassi zero all’oltre 5%, registrando così il più veloce rialzo dei tassi della storia.

Ma perchè il rialzo dei tassi è necessario per contrastare l’inflazione?
L’inflazione si riferisce all’aumento generale dei prezzi dei beni e dei servizi nel tempo, mentre i tassi di interesse sono il costo del denaro per prestiti o investimenti. La relazione tra l’inflazione e i tassi di interesse è complessa e spesso controversa, poiché può essere influenzata da molteplici fattori, come la politica monetaria, la politica fiscale, l’offerta e la domanda di beni e servizi e la situazione economica globale. Inoltre, la loro relazione può variare in base alle circostanze economiche e ai mercati.
Detto in breve, quando la Banca centrale aumenta i tassi d’interesse, il costo del denaro aumenta e le persone tendono a spendere di meno e a risparmiare di più. In questo modo, la domanda di beni e servizi diminuisce, la produzione rallenta e l’economia tende a raffreddarsi. Questo rallentamento economico fa sì che l’inflazione abbia meno spazio per crescere, poiché la riduzione della domanda limita l’aumento dei prezzi.

La novità sta nel fatto che le banche centrali hanno momentaneamente stoppato l’aumento dei tassi.
La FED, la banca centrale americana, ha annunciato anche a Novembre, dopo averlo già fatto a Settembre, un mantenimento dei tassi, senza aumentare (che sono, ricordo, ai massimi degli ultimi 22 anni)
il tasso che ad oggi è arrivato al 5.50%.
La BCE, la banca centrale europea, ha annunciato di interrompere la serie record di 10 rialzi consecutivi e decide, all’unanimità, di lasciare invariati i tassi di riferimento per la prima volta da luglio 2021.

Dati “positivi” sull’inflazione e lo stop dell’aumento delle banche centrali hanno difatto cambiato le previsioni, con i rendimenti – soprattutto quelli europei – calati significamente dai massimi di metà ottobre, riportando fiato – e valutazioni positive – ai prezzi delle obbligazioni.
Il decennale italiano ad esempio, è tornato a rendere il 4.53% rispetto al 5.03% massimo toccato due settimane fa. Quello a due anni è passato al 3.64% dal 4.193%. Anche il decennale USA, nonostante l’economia forte (il PIL previsto per questo trimestre è record) ha perso rendimento, passando dall’oltre 5% al 4.704% di oggi.

I treasuries sono al momento al terzo anno consecutivo di ribasso. Mai nella storia avevano avuto una serie negativa per 3 anni di fila. Si capisce quindi come ad oggi, i portafogli obbligazionari continuano a soffrire, a volte anche di più rispetto a quelli più dinamici

Ma quando è stato forte questo calo per il mercato obbligazionario?
Comparandolo ad un mercato 100% azionario, è stato addirittura più forte. I bond a lunga scadenza hanno perso oggi più valore di quanto il mercato azionario ha perso durante la crisi immobiliare del 2008. Il 39%.
Se vi stavate chiedendo perchè un profilo prudente è ad oggi in forte perdita, questa è la motivazione.

Da lato geopolitica invece, ci sono purtroppo nuove notizie dal lato guerra. Unica notizia – non voglio dilungarmi sulla questione – che voglio qui dare, sono le statistiche sulle guerre passate, dato che qui vogliamo parlare di investimenti.
Statisticamente, un conflitto non influenza pesantemente sui mercati. Solamente in pochi casi ci sono state ripercussioni su un periodo di oltre 6 mesi, ovvero durante la Seconda Guerra Mondiale e sulla questione dell’embargo dell’olio arabo, che ha causato un picco dell’inflazione.
Nella media, l’impatto di una guerra risulta essere molto corto sui mercati.

Come detto anche due mesi fa, tutti i cambiamenti di mercato e dell’economia, creano nuove opportunità di investimento. Ad oggi, con i tassi alti, le obbligazioni diventano molto più convenienti rispetto a due anni fa, dove i rendimenti nominali erano a zero, e un qualsiasi aumento dei tassi poteva “solamente” danneggiare tale asset class.
Oggi, nonostante l’inflazione potrebbe tornare a salire, i rendimenti reali (ovvero contando anche il tasso dell’inflazione) è in alcuni casi anche positiva. Quindi, bloccare per un certo periodo un rendimento obbligazionario può oggi essere interessante rispetto a tempo fa, data la differenza che viene offerta dal mercato. Perfetto dunque per tutti quei portafogli più prudenti, che fino a qualche anno fa avevano problemi ad “esistere”. Considerando il rallentamento dell’inflazione vista in questi due mesi, ad oggi aver “bloccato” una cedola alta sarebbe stato già un buon affare.
Se poi l’inflazione dovesse continuare a diminuire, e i tassi dovessero scendere, meglio ancora.

Le obbligazioni ancora oggi continuano a essere in forte negativo, risultando nel più forte e più lungo drawdown della sotira (dato che il rialzo dei tassi è stato proporzionalmente il più forte e veloce della storia).

Attenzione però come sempre ai settori. Essendo aumentato fortemente il costo del denaro, società poco sane potrebbero iniziare ad avere problemi a ripagare i debiti, o potrebbero essere seriamente danneggiate nei loro flussi di cassa, dovendo indebitarsi ulteriormente o dovendo spostare le entrate al ripagamento di tali debiti anzichè nello sviluppo di nuovi investimenti.

Cosa fare allora oggi?

Per chi ha un PAC a lungo termine, la risposta è sempre la stessa. Guardare i mercati per informazioni, per divertimento, ma non per lasciarsi influenzare sulle scelte di investimento, a meno che non siano cambiate le situazioni personali. Se investo per 10/15 anni, avrà tempo di vedere rialzi e cali ancora parecchie volte.
Potenzialmente, si può sempre sfruttare il momento della fase di accumulazione per fare aggiuntivi, dato che il mercato, nonostante la risalita da Gennaio, è ancora molto lontano dai massimi – come si è visto sopra, dell’oltre -10/20%.

Come vi feci vedere nell’aggiornamento di Ottobre (lo trovate qui: https://poggileonardo.com/aggiornamento-mercati-ottobre-2022/), la statistica ci mostra come la pazienza porta i suoi frutti.
A inizio Ottobre ci trovavamo infatti nel punto più basso del mercato – l’S&P500 prezzava 3.570 punti vs 4.230 di oggi, il Nasdaq 10.300 punti vs 13.000 di oggi), e in quel momento vi dicevo come gli aggiuntivi potevano essere determinanti per la performance.

Chi ha disinvestito ha perso soldi, chi ha proseguito senza preoccuparsi ha recuperato parecchio. Chi ha sfruttato il momento, si è portato molto avanti rispetto al mercato.

Di fondamentale importanza questo grafico, che mostra come gli investitori nel tempo riescono sempre ad avere rendimenti inferiori, anche di molto, rispetto al mercato.
I motivi sono semplici, e al 99% sono dettati da errori comportamentali.
Disinvestire quando il mercato cala, comprare presi dalla foga del momento, o comprare seguendo i consigli di internet o degli amici.
Meglio affidarsi correttamente a una persona che sviluppa assieme a voi un corretto piano di investimenti nel tempo, con eventuali modifiche decise assieme nel tempo in base alle modifiche delle vostre esigenze.

Nel breve termine, i mercati potrebbero continuare a oscillare, a seconda dei dati che verranno trasmessi, inflazione in primis, vista ancora oggi come il più grande ostacolo alla crescita dei mercati globalmente.

Seppur sembra che sia passato tantissimo tempo (probabilmente a causa di tutte queste notizie arrivate assieme), i massimi di mercato sono stati toccati a inizio Gennaio 2022, solamente 1 anno e 11 mesi fa. Un tempo brevissimo se si considera un investimento di medio/lungo periodo.

Ricordo inoltre che sono da ora ufficialmente attivi tutti i simulatori sul sito:
https://poggileonardo.com/strumenti-e-simulatori-finanziari/

Potrete trovare:
– Calcolatore Interesse Composto
– Calcolatore Rendimento Obbligazioni, Titoli di Stato e BTP
– Calcolatore Pensione e Risparmio Fiscale
– Calcolatore Inflazione
– Calcolatore Interesse Semplice e Composto

E’ inoltre disponibile anche di recente il Manuale del fondo pensione, per una scelta consapevole in base alla situazione personale e lavorativa:
https://poggileonardo.com/fondo-pensione-il-manuale/

Come sempre, se doveste avere qualsiasi dubbio, avete i miei contatti.

Un saluto,
Leonardo

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